Intervista a Gianluca Umiliacchi, Vicepresidente di Fanzine Italiane - Associazione di Promozione Sociale (1 ottobre 2006)
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Anche se la storia delle fanzine come le consociamo oggi affonda le proprie radici nella seconda metà del ‘900, secondo Gianluca Umiliacchi, vicepresidente di Fanzine Italiane - Associazione di Promozione Sociale, già a metà del ‘500 possiamo scorgere i primi germi di questo tipo di pubblicazioni, nei cosiddetti “Fogli volanti”.
Questa produzione culturale, all'origine dell'editoria, era diffusa sostanzialmente dai girovaghi assieme al materiale effimero. Con l'evoluzione del mercato editoriale arriva ad avere una grande diffusione, specialmente nella seconda metà dell'Ottocento. I fogli volanti si diffondono soprattutto fra il popolo sotto le spoglie di indovinelli, delle cicalate e delle canzonette, attraverso cui emergono la vita quotidiana del lavoro nei campi, i fatti storici, i contrasti per amore, i lutti e le guerre. Insomma, una produzione editoriale che taglia trasversalmente tutta la società e che rappresenta una delle prime forme di divulgazione di quei documenti antagonisti al potere costituito. Si tratta comunque di una circolazione sempre estremamente limitata. Queste opere difficilmente riescono a salvarsi dalla distruzione fisica, poiché il loro scopo è quello di circolare il più possibile, passando di mano in mano, fino a scomparire per usura.
Sono stati così compiuti i primi passi verso la diffusione delle informazioni di carattere più spontaneo, meno preoccupate della forma ma più aderenti al vivo degli avvenimenti, proposte con toni senza dubbio realistici e spesso anticonformisti, ma pur sempre vicini alla coscienza popolare.
La vera svolta per la nascita delle fanzine arrivò, però, negli anni ’20 del novecento con i pulp magazine americani. Queste riviste, stampate su carta scadente e scritte con un linguaggio comprensibile a tutti, erano economicamente accessibili ad ampi strati di popolazione ed ebbero subito un enorme successo. Gianluca Umiliacchi le definisce delle vere e proprie
pubblicazioni della massa, che conquistarono il grande pubblico americano dell’epoca. Il passo successivo ai pulp magazine, fu la nascita di riviste specializzate, che trattavano i generi letterari più svariati, come il romanzo giallo, quello rosa, il western, la fantascienza. Un altro importante fattore di novità presente all’interno di queste pubblicazioni fu la rubrica dedicata alla posta dei lettori, in cui i redattori del giornale rispondevano a domande di ogni tipo e davano vita a veri e propri dibattiti su svariati argomenti.
Nel giro di pochi anni, dallo spazio angusto delle pagine dei magazine, gli appassionati conciarono a riunirsi fisicamente in piccoli gruppi all’intero di fan club, con lo scopo di avere un contatto più diretto tra loro. I club più diffusi furono inizialmente quelli dedicati alla fantascienza, che nella prima metà del secolo scorso cominciano a riscuotere un enorme successo un po’ in tutti gli Stati Uniti.
Questi gruppi hanno continui rapporti tra loro, e per rendere ancora più chiara e rapida la comunicazione ricorrono alla creazione delle prime stampe libere, cioè bollettini interni in grado così di approfondire quei discorsi non del tutto presenti nei pulp magazine. In questo contesto si sono mossi i primi passi che hanno portato alla nascita, in modo del tutto spontaneo, dei primi esemplari della fanzine. Le prime fanzine americane sono così la voce degli appassionati che in questo modo riescono a confrontarsi tra loro e, soprattutto, possono "andare oltre" le informazioni che arrivano dal mondo delle riviste ufficiali, creando essi stessi i presupposti per una conoscenza e una comunicazione più libera.
Si comincia così a parlare di “fandom” (termine utilizzato per indicare chi si interessano in maniera costruttiva ad un genere particolare), di comunità di appassionati e, finalmente, di fanzine, per un fenomeno in netta crescita che, già negli anni, quaranta poteva contare su circa 500 fan in tutti gli Stati Uniti (200 in più del decennio precedente). In quegli anni di rapida espansione, i fanzinari, cominciarono ad avere anche un certo peso nelle strategie editoriali delle pubblicazioni ufficiali, come i magazine da edicola. I loro giudizi si rivelarono determinanti, tanto che alcune riviste aprivano o chiudevano in base alle preferenze e alle pressioni espresse dalla comunità di appassionati.
In Italia, invece, la cosiddetta
paraletteratura nasce negli anni ’30 del novecento come
come consumo culturale di massa grazie soprattutto ai romanzi gialli, ai polizieschi, ai libri di fantascienza e alle storie rosa vendute in edicola.
Sono pubblicazioni a basso costo, dalla veste tipografica standardizzata a seconda dei generi e con cadenza periodica. Si presentano così nuovi stimoli in grado di attirare e coinvolgere l'attenzione, permettendo di dare corpo alle proprie passioni. Si può presumere che è proprio da questo contesto che prende avvio la storia italiana della fanzine. Una storia, che, ufficialmente, parte nel secondo dopo guerra, quando quattro ragazzi milanesi compilano
la prima testata fanzinara dedicata all’ambito della fantascienza alla fine degli anni ’50. Il nome scelto per questa pubblicazione è "Futuria Fantasia", in omaggio alla prima fanzine americana di genere. Da qui partiranno tutta una serie di riviste amatoriali dedicate ai più svariati argomenti, che dal fumetto alla letteratura, dalla poesia alla musica daranno vita ad una nuova forma di comunicazione totalmente alternativa, libera ed anticonformista.
Il 1964 è l’anno in cui compare la prima fanzine fumettistica italiana, “Comics”, realizzata dal Comics Club 104, un gruppo di ragazzi milanesi, tra i quali figura il celebre Alfredo Castelli. Pochi numeri, ma parecchie innovazioni per il periodo, come l’intenzione di schedare tutte le storie e gli autori disneyani nel numero 3 dedicato all'universo di Topolino. Un'altra importante fanzine degli anni ‘60 sullo stesso argomento sarà “Comics World”.
In Italia, i primi anni ’70 sono il vero punto di svolta per la produzione fanzinara. Le schiere di appassionanti crescono a dismisura e, dai pochi adepti dei decenni precedenti, si passa a migliaia di persone sparse lungo tutto lo stivale. Uno dei fattori scatenanti che hanno portato all'ascesa di questo fenomeno è indubbiamente la
volontà di contrapporsi all'informazione ufficiale, in molti casi troppo esigua e scarna, con tematiche spesso ignorate o messe ai margini delle grande editoria.
Qualunque fosse l'ambito di nascita, ciò che ha accomunato tutti i diversi fanzinari era l'accorgersi che la stampa ufficiale non dava spazio a quegli argomenti che riteneva non avrebbero raggiunto un ampio numero di lettori. Anche musicalmente parlando le fanzine di questo ambito sono nate proprio per dare spazio alle band sconosciute o a quei temi che non interessavano il sistema informativo commerciale. Le fanzine erano presenti anche quando veniva realizzata una produzione similare, con mezzi di espressione quali bollettini, volantini, ecc., da parte di quei movimenti che hanno caratterizzato un certo periodo storico, come il punk, l'underground il femminismo. A differenza della produzione fanzinara, questi movimenti hanno cercato di imporsi a livello sociale, di farsi conoscere, di riuscire a colpire e sorprendere la società stessa, e per fare questo hanno utilizzato tutti i mezzi possibili. Nello stesso periodo si assiste anche l’ascesa delle fanzine musicali, che, ancora oggi, rappresenta una buona fetta della produzione. Alla fine degli anni settanta, però, inizia anche il declino del movimento fanzinaro, mentre prendono sempre più campo le pubblicazioni controculturali, molto simili dal punto di vista estetico, ma dal contenuto decisamente diverso e di stampo politico. Secondo Umiliacchi
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Con gli anni ’80 nasce una nuova generazione di fanzinari, che grazie all’uso della macchina fotocopiatrice si muovono con più agilità dei loro predecessori. Se ne accorgono anche le riviste ufficiali, che cominciano a dedicare spazio a questo fenomeno. In fin dei conti, molti redattori dei giornali da edicola vengono proprio dalle fanzine, in cui si sono fatti le ossa prima di diventare dei professionisti. Le fanzine fumettistiche cominciano il loro lento declino, in contemporanea alla grossa crisi editoriale del fumetto, che terminerà solo a metà degli anni ’90.
Nel decennio scorso si fa largo un nuovo tipo di fanzine: le webzine, un giornale realizzato in rete e aggiornabile in continuazione. Il progresso scientifico contagia anche i fan del nuovo millennio, che si adattano perfettamente alle innovazioni tecnologiche. La nuova parola chiave diventa così “interattività”, anche se lo spirito pionieristico resta sempre lo stesso. Nonostante l’abbattimento dei costi, la migliore diffusione, la semplificazione e la diminuzione del tempo impiegato, le webzine non sostituiranno mai del tutto le fanzine cartacee. In ambito musicale, infatti, e soprattutto all'interno della cosiddetta scena punk e hardcore, il legame col passato sopravvive anche nell’uso delle tecniche di comunicazione. Le vecchie fanzine fotocopiate, come d’altronde i vinili, godono ancora di buona salute presso diversi gruppi di appassionati sparsi in tutto il mondo.
Tutti gli interventi apparsi nel testo appartengono a Gianluca Umiliacchi.
Nel novembre del 2007 la Tesi è stata pubblicata in volume,
"Rumore di carta", con la prefazione di
Gianluca Umiliacchi.
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